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12 mai 2013 7 12 /05 /mai /2013 11:46

T : Tre

                           Trikhographies: pièce 3 de la série rouge


Le parole, Tre & capelli appaiono nel titolo di molti racconti e di molte storie:

I tre capelli d’oro del diavolo’, fiaba dei fratelli Grimm¹

I tre capelli d’oro di Buddha’, versione cinese della fiaba²

I tre capelli bianchi’, fumetto di Yann & Hausman
 

Nei primi due, la conquista dei tre capelli rappresenta una prova inflitta al giovane eroe per permettergli di sposare la figlia del re, nella fiaba dei Grimm, e quella di una famiglia ricca, nella fiaba cinese. Nel fumetto l’eroina, una giovane ragazza dai capelli rossi, svela il mistero della sua identità scoprendo di possedere i tre capelli, che le permetteranno di sposarsi con il figlio illegittimo della regina, che poi si rivelerà essere suo fratello.

 

Il numero tre ricorre in questi racconti.

L’eroe deve risolvere tre enigmi, egli impiega tre anni per portare a termine il suo compito, deve ripetere tre volte alcuni nomi. Come sempre lui/lei deve affrontare degli avversari & si fa aiutare da delle protettrici.

Le fiabe svolgono una funzione iniziatica per i giovani cui sono raccontate o lette, da leggere, a questo proposito, l’interessante analisi strutturale & psicanalitica dei ‘Tre capelli d’oro del diavolo’ realizzata da Patrice Deramaix³. Altre fiabe molto conosciute come ‘I tre porcellini’ o ‘Riccioli d’oro & i tre orsi’ hanno la stessa funzione.

 

Tre è un numero fondamentale, che esprime un ordine intellettuale & spirituale. Sintetizza la trinità dell’essere vivente. I cinesi lo considerano come un numero perfetto (tch'eng), in quanto espressione della totalità, del compimento. Nel Tao te king si legge ‘Il Tao genera l’Uno. L’Uno genera il Due. Il Due genera il Tre, il Tre genera I diecimila esseri.

Il Buddismo lo chiama Triplice Gioiello, il Cattolicesimo Trinità. Secondo la Kabala ‘Tutto procede necessariamente secondo un ritmo di tre, assolutamente indisgiungibile. In ogni atto si trovano il soggetto dell’azione, l’azione di questo soggetto, l’oggetto di questa azione.’ Questa trinità la ritroviamo in ogni cosa; la creazione implica un creatore, l’atto di creare, la creatura. Per quanto riguarda l’arte abbiamo un autore, un fare, un’opera.

 

Tre è il mio numero feticcio. Ho strutturato la mia pratica artistica proprio partendo da esso. Ho iniziato col pormi come regola quella di utilizzare solamente il tre e i suoi multipli per il numero dei capelli, per decidere il formato dei sostegni o le dimensioni dell’opera stessa. Poi questo è valso anche per le serie e per le performance. Il Tre è parte integrante del mio processo di creazione.

Rispetto così le tre fasi dell’esistenza del capello: anagen o crescita che dura circa 3 anni, catagen o regressione che dura circa 3 settimane e telogen o caduta che dura circa 3 mesi.

  

¹ http://www.fabelia.com

² Dana & Milena Stovickova Légendes et contes de tous les pays, Gründ 1969

³ http://membres.multimadia.fr/patderam/grimm0.htm



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11 mai 2013 6 11 /05 /mai /2013 00:00

O : Strumenti 


                                               outils-001


Gli oggetti di cui mi servo per realizzare le mie opere sono pochi & poco ricercati. La spazzola, l’uncinetto, l’ago, la pinza sono degli strumenti semplici & ordinari.

Si accomunano tuttavia con strumenti come il pennello o la matita che il pittore o il disegnatore usano per creare. Sono più vicini alla sfera intima & privata che allo spazio dell’atelier. Li ho sempre avuti a portata di mano, fanno parte del mio ambiente naturale fin dall’infanzia. Quando ho iniziato a creare le mie opere di capelli non ho dovuto che afferrarli per compiere questo o quel compito. Erano lì. Pronti all’uso. Il capello, che mi si era imposto come materiale, era il prescrittore del loro utilizzo. Per ottenere quello che desideravo fare con lui, mi servivano degli attrezzi. Non ho esitato, il loro uso mi era familiare, conoscevo la loro possibilità di diventare un prolungamento della mia mano¹,a farmi ottenere quello che desideravo.

In questa sede parlo di sfasamento: quello che innesca un cambiamento del punto di vista, quello che fa sì che il gesto creativo apra una breccia, crei una rottura, provochi uno scarto. Esso si compie nell’utilizzo che faccio dei miei strumenti. La spazzola mi serve per districare i capelli, ma anche per raccogliere quelli che cadono. Per riprendere la distinzione fatta in precedenza, essa è un oggetto per lo sbrogliamento & diventa uno strumento per la raccolta. Tutto è nell’intenzione che conferisco alla mia azione. Il ‘Tesoro della lingua francese’ afferma che attrezzo & strumento implicano l’idea di un uso manuale. Al fine di differenziarli si precisa che il grado di complessità dell’uso ha importanza. L’attrezzo serve ad eseguire dei lavori semplici, lo strumento suppone delle qualità di precisione, che gli conferiscono un carattere di nobiltà & d’intellettualità quando è utilizzato nelle arti & nelle scienze.

Preferisco quindi il termine attrezzo per la sua semplicità d’uso, associandogli uno scopo più complesso. L’uncinetto mi serve per confezionare delle catenine di capelli, ma anche per organizzarle in una presentazione più elaborata.

In questa maniera posso usare tutta una gamma di disposizioni diverse a partire da un elemento di base come la catenina.

Di recente ho visitato la grotta e il museo di Altamira & sono stata colpita dalla prossimità che ho avvertito con le donne del paleolitico che usavano degli aghi per cucire i loro vestiti. Abbiamo in comune gli stessi gesti, la stessa attenzione per il lavoro, la soddisfazione dell’opera condotta a termine. L’emozione, provata alla vista delle pitture rupestri, mi rende certa del fatto che alcune di esse appartenessero alla mia stessa sorellanza artistica. Una società, capace di lasciarci simili testimonianze, contava per forza tra i suoi membri persone sensibili a ciò che noi oggi chiamiamo arte. Non servono strumenti di alta tecnologia per far apparire opere di grande qualità. Il fatto che esse ci tocchino ancora parecchie migliaia di anni dopo essere state realizzate ne è la prova.

 

¹: come lo definsce  Michel Serres in "Hominescence", dove considera che lo strumento che prolunga la mano dell’uomo, animale despecializzato, lo specializza in maniera particolare.

 

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10 mai 2013 5 10 /05 /mai /2013 19:35

S : Serendipità

"L’arte di trovare quello che non si cerca, cercando quello che non si trova"¹, la serendipità ha reso possibili molte scoperte inaspettate. Fare dell’insuccesso una vittoria nel gioco della creazione, servirsi della lacuna per inventare, cogliere il momento in cui l’imprevisto diventa fecondo, isolare il dettaglio che permette di uscire dalla routine, ecco cos’è la serendipità. Due esempi celebri hanno dimostrato che l’errore e la caduta possono provocare ben altro che quello che avrebbero dovuto.

Se Stéphanie Tatin avesse buttato le mele che aveva appena bruciato, anziché rimetterle nel forno con della pasta sopra, noi non ci leccheremo i baffi con quel dessert.

Se Newton avesse continuato a guardar cadere le mele, come tutti prima di lui, senza chiedersi perché anche la luna non cadesse, non avrebbe scoperto la legge della gravità.

Noi dobbiamo ai ‘casi fortuiti’ della serendipità molte invenzioni: dal roquefort alla penicillina, passando dal laser, dal Teflon, dalla pittura astratta² o dal dripping³.

La serendipità è una scoperta fatta per caso da una mentalità particolare, pronta. E’ una miscela di "saggezza & fortuna".

Lo scrittore inglese Horace Walpole ha inventato questo termine nel XVIII secolo, ispirandosi alle avventure dei tre ‘principi della serendipità’ che nel corso dei loro viaggi scoprirono, grazie al caso & alla perspicacia, cose che non cercavano.

Questa lacuna è presente in ogni oggetto, è grazie a essa che si apre il futuro dell’oggetto stesso. Noi non sappiamo che essa esiste, non abbiamo idea della sua presenza, e poi un giorno d’invenzione, essa permette di chiarire quello che scopriamo.

Andando alla deriva seguendo una corrente di pensieri sparpagliati a caso, non cercando nulla di particolare o trovando X mentre si cerca Y, si fa prova di "sagacità casuale".

Quel granello di sabbia che inceppa il meccanismo, quel capello che finisce nella minestra, renderanno possibili delle cose inimmaginabili l’attimo prima.

Se un giorno ho smesso di buttare via tutti i capelli che perdevo, se li ho messi in una scatola per conservarli, se un anno dopo ne ho tirati fuori alcuni per fare la mia prima opera coi capelli, lo devo alla serendipità. Ogni giorno io mi pettinavo, ma un giorno i miei capelli sono diventati mezzo, la rivelazione del loro potenziale artistico è avvenuta.


¹ questa definizione è di Philippe Quéau e potete vederne una più stupefacente nel film "Paris when it sizzles", data da Audrey Hepburn & William Holden: http://nodesign.net/blog/serendipite-serendipity-et-audrey-hepburn

² Kandisky

³ Pollock



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9 mai 2013 4 09 /05 /mai /2013 11:31

 

R : Ricamo

 

Fil de soi détail              Broderie I

 

Il ricamo con i capelli esiste da moltissimo tempo. Ha avuto il suo momento di gloria nel XIX secolo in Occidente, al tempo della grande moda delle opere fatte con i capelli. Tuttavia erapraticato anche in Cina molto tempo prima; vi apparve più di mille anni fa sotto la dinastia dei Tang. Il fatto che le cinesi portassero i capelli molto lunghi ha permesso di procurarsi con facilità questo ‘filo’, uniformemente fino, resistente alla corrosione e dal colore che non cambia.



Questa pratica continua anche ai giorni nostri con la realizzazione di ritratti & di paesaggi di capelli. L’istituto di ricamo d’arte con i capelli di Zhejiang Wenzhou crea artisti come Meng Yonggou, che realizza opere con capelli di diversi colori. Il suo direttore, il professor Wei Jingxian, vi ha sviluppato da più di vent’anni l’unico dipartimento di belle arti cinese specializzato nel ricamo con capelli. Lui stesso ha ricamato i ritratti di tutti i presidenti degli Stati Uniti e quelli di molti altri capi di stato.



Per altro, numerosi artisti di varie nazionalità praticano il ricamo con i capelli: Jennifer Shingelo, Pearl Heneghan, Kate kretz, Mélanie Bilenker, Liyen Chong, Brenna K Murphy (da vedere il suo video su http://www.video.google.com

Il sito  http://www.hairworksociety.org dà un’idea della diversità della creazione con questa materia.

 

Alcune delle mie opere sono dei ricami: frasi scritte da alcuni "guardatori" durante una mostra, ricamate a punto erba su seta & le serie delle ‘Facce/Aspetti’ & ‘Evocazioni’, ricamate a punto imbastitura su tarlatana.

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8 mai 2013 3 08 /05 /mai /2013 10:50

 

Q : Qualità



Le qualità del capello sono molte.


La plasticità è una delle più notevoli & delle più facilmente osservabili. I capelli conservano per un certo periodo i mutamenti che sono loro imposti. Ondulazione o rigidità si possono ottenere in vari modi, in maniera temporanea o duratura.

L’acqua e il calore, associati all’utilizzo di accessori come le papillote, i ferri, i bigodini o le spazzole, possono dare una forma più o meno ondulata o liscia ai capelli. Questi cambiamenti si avvalgono dei legami di idrogeno, salini & idrofobi, che sono i meno forti del capello & il ritorno alla forma naturale è rapido.

Per la deformazione più duratura si deve agire sui legami interni o disolfurici, che sono i più resistenti. La permanente, inventata dal parrucchiere Nessler, agisce sul ponte disolfurico e di cheratina, durante la fase di riduzione creata dal prodotto arricciante. Per ottenere la stiratura i capelli vengono lisciati e mantenuti grazie alla struttura spessa del prodotto riduttore.

Grazie ai prodotti capillari le forme, ma anche il colore dei capelli, possono essere modificate. Le caratteristiche etniche non sono più perenni. Ciascuno può uscire dagli schemi tradizionali & scegliersi una ‘testa’ a suo gusto.


L’elasticità è un'altra qualità del capello, che può allungarsi grazie ad uno stiramento naturale, se è umido, o in maniera meccanica. Sottometterlo a questa prova, in maniera lenta & regolare in laboratorio, ha permesso di costatare un allungamento dal 20 al 45 % secondo il suo diametro & la sua geometria, prima del suo cedimento. Un capello negroide si allunga del 30-35%, un capello mongoloide del 55-60%.


L’idrofilia & l’igrometria intervengono nelle modifiche del capello, che è permeabile al vapore dell’acqua. Un capello in buono stato può assorbire l’equivalente del 30% del suo stesso peso in seguito all’infiltrazione delle molecole d’acqua nelle catene peptidiche, questo influisce molto sul suo diametro e lo porta ad allungarsi. Il capello registra in maniera talmente precisa i cambiamenti di umidità & di temperatura da essere utilizzato negli igrometri dei musei. Un capello è teso, come un filamentodi una lampadina, nell’apparecchio per verificare le condizioni in cui le opere sono conservate.


L’elettrizzazione è anch’essa una proprietà del capello. Sfregato o riscaldato, soprattutto con tempo secco, esso libera delle scariche di elettricità statica, e può sollevarsi o persino drizzarsi sulla testa, come ho costatato io stessa prima di un violento temporale.


L’orripilazione è dovuta ad un altro fenomeno. Essa si produce quando si prova una sensazione di grande paura o di orrore, quando il capello si drizza. Alla base del suo bulbo si trovano due filetti muscolari che si ritirano in questi casi.


L’imputrescibilità rappresenta, probabilmente, la qualità più strana del capello, che sorprende tutti quelli che scoprono dei capelli perfettamente conservati molto tempo dopo la morte del loro proprietario. Come accadde a Dante Gabriel Rossetti quando penetrò nella tomba di Elisabeth Siddal per recuperarvi i poemi d’amore che aveva sepolto con lei, e scoprì la sua capigliatura rossa intatta tra le ossa. Contrariamente agli altri corpi organici i capelli non si decompongono né marciscono. La scoperta delle mummie e della loro capigliatura ha confermato quest’osservazione. Al tempo della salvaguardia di quella di Ramses II si è potuto scoprire che egli era originariamente biondo-rossiccio, che utilizzava una colorazione capillare a base di henné & che la forma ellittica dei suoi capelli provava che era bianco. Sono state scoperte delle lunghe trecce bionde di una donna & di un bambino in tombe gallo-romane a Martres-de-Veyre (Puy-de-Dôme), che attestano la biondezza dei Galli.


La resistenza è la più paradossale delle proprietà del fusto capillare, che, pur essendo molto fine, può sopportare un peso di 100 grammi prima di rompersi. Moltiplicata per 200, la capigliatura può sollevare da 4 a 5 chili & in teoria una testa che ha in media 120000 capelli può sopportare una trazione di 10 tonnellate e, a questo livello di peso, è il cuoio capelluto a cedere. Gli acrobati, che si fanno sospendere per i capelli, sanno di esibirsi in sicurezza, come la coppia di giapponesi che si è sposata in aria, sospesa per i capelli.


La cheratina, sostanza fondamentale della sua struttura, rende il capello molto resistente. Questa proteina fibrosa costituisce la parte essenziale del fusto capillare. La sua complessità la rende capace di resistere alle aggressioni come frizioni, tensioni, flessioni, irradiazioni ultraviolette, prodotti chimici, calore. E’ impossibile schiacciare un capello, perfino con un martello.


Ho giocato spesso con questa resistenza, in particolare nelle opere intitolate ‘Tensione’ & nell’istallazione ‘D-tensione’ presentata a Bar le Duc nel 2009.



 

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7 mai 2013 2 07 /05 /mai /2013 13:04

P : Pettine 

peignes chinois archaïsants en jade.     peigne chinois archaïsant en jade

 

I pettini furono creati, a partire da una struttura di base di denti, in una gamma di materiali molto diversi & presero varie forme. La loro funzione pratica o decorativa è talvolta accompagnata da una ricca allegoria, il cui linguaggio è complesso. In Giappone, la sua posizione sulla parte più alta dell’individuo ne fa un mezzo di comunicazione con le potenze soprannaturali. I suoi denti raffigurerebbero i raggi della luce celeste. Dovrebbe proteggere dalle forze malefiche, come illustrato dalla storia d’Izanagi¹, che rompe i denti del suo pettine per salvarsi dal demone che lo perseguita. In Cina, quando il pettine è fatto di giada, favorisce il contatto con il regno degli spiriti e ne facilita l’accesso ai defunti. Quest’oggetto, usato per la cura della capigliatura, è anche ciò che mantiene uniti i capelli e che materializza i componenti dell’individualità, come la forza, la nobiltà, l’innalzamento spirituale. 

          

 

peigne camerounais contemporain   2 peignes du sénégal & 1 peigne du cameroun.-copie-1  peigne camerounais contemporain de bafoussan


In Africa ogni pettine è latore di un messaggio spirituale e sociale, che testimonia l’ambiente nel quale è stato fabbricato & la condizione del suo proprietario. Come per i capelli, l’appropriazione da parte di un'altra persona può risultare nefasta, e la sua perdita è sentita negativamente. In maniera più approfondita: ‘la perdita del pettine’, per gli africani strappati alla loro terra natale, è all’origine dell’alienazione che comportò uno sguardo negativo sui loro capelli e che condusse alla pratica della stiratura².

La sistemazione dei capelli ha bisogno di ore, persino di giorni di pazienza, ma dimostra un’accortezza, la cui varietà di risultati è impressionante. Gli scultori africani hanno riprodotto quei modelli di pettinature. La mostra ‘Ornamenti di teste’ al museo Dapper ha testimoniato questa creatività capillare. Le statuette sono i rappresentanti privilegiati di un’arte in perpetuo mutamento. I pettini di legno, ornati di disegni pirografati, servono come pettine rado & talvolta come ornamento per gli uomini. La decorazione di questi oggetti, realizzati in legno leggero, richiama un repertorio in cui coabitano motivi astratti, figure umane & animali³. I pettini, con l’aggiunta di spille, si trasformano in veri e propri gioielli per i capelli, come ad esempio presso gli Ashanti del Ghana quando sono ricoperti da sottili foglie d’oro.

 

 

I pettini, risalenti all’era Natufiana (12500-9500 a.C.), sono i più antichi conosciuti. Essi avevano una doppia dentatura, erano fabbricati in osso, in avorio o in legno. Alcuni pettini in osso scandinavi sono datati 8000 a.C. Mentre oggetti in bronzo, con denti lunghi & dorso bombato coperti di ornamenti geometrici, servivano probabilmente alla decorazione dello chignon. Quelli scoperti nelle tombe dell’antico Egitto hanno 3500 anni. Lo stambecco inginocchiato è rappresentato frequentemente nella decorazione dei pettini egizi. Gli scavi delle sepolture greche & romane hanno consegnato oggetti destinati alla pettinatura, tra il materiale di toilette deposto di fianco ai defunti.


La mostra ‘Il Bagno e lo Specchio’, presentata insieme nel 2009 dal Musée de Cluny per il Medioevo e dal museo d’Ecouen per il Rinascimento, ha mostrato un pettine copto in avorio del IV secolo & uno in osso del V, e altri in avorio del XII secolo riccamente decorati, che comprendevano due file di denti, una più sottile & fitta dell’altra. La decorazione è incisa solitamente sulla parte centrale & sui montanti.

Durante il primo periodo del Medioevo, lo stile bizantino dominava nell’ornamento dei pettini. Costantinopoli ne era il principale centro di produzione. Nel XV secolo, i temi & i motti con cui sono decorati i pettini sono gli stessi degli specchi. Nel Rinascimento s’imponeva lo stile pagano.

Nel XVIII secolo ci si serviva di pettini di piombo per rendere i capelli color ardesia.

Questi pettini servivano ad acconciare ma anche ad eliminare i parassiti. Sembra che l’invenzione di questo strumento abbia, fin dall’inizio, coniugato i due utilizzi. Bellezza & Igiene vi si trovavano riunite. Questa doppia funzione ha continuato in occidente fino all’invenzione dei trattamenti contro i pidocchi, liberando il pettine da questo utilizzo.


In Cina i pettini in giada della dinastia degli Shang (1600-1050 a.C.), trovati nelle tombe, hanno solamente una fila di denti, il cui motivo di solito non è compiuto. Essi erano riservati agli aristocratici, non avevano un utilizzo pratico, quanto piuttosto una funzione da talismano. L’uso ornamentale, devoluto ai pettini in Asia, spiega la separazione delle funzioni e l’esistenza di pettini ad una sola fila di denti fin dai tempi più antichi.

Il pettine a denti sottili & fitti ha, tuttavia, conservato la sua funzione fino ai nostri giorni.

 

                                        peigne japonais meiji en laque dorée


¹ : Questa storia è estratta dal catalogo della mostra ‘Cina & Giappone a fior di testa’. La collezione Olliveaud-Touzinaud, le cui foto sono pubblicate grazie alla sua cortese autorizzazione, è visibile nel sito http://www.creative-museum.com.

²: La perdita di questo strumento, necessario alla cura e alla valorizzazione dei capelli crespi degli schiavi neri sradicati, ha comportato il loro deprezzamento da parte dei bianchi & da parte di loro stessi. ‘Pelle nera, capelli crespi. La storia di un’alienazione’ di Juliette Sméralda, Ed. Jasor. 

³: da vedere la mostra ‘Doppio ‘Io’ in africa’ sul sito http://www.creative-museum.com, che interroga i significati della rappresentazione antropomorfa duale, le cui variazioni estetiche sono numerose.


Il pettine è uno strumento indispensabile, anche se io preferisco l’uso della spazzola per districare i miei capelli e recuperarli, per poi lavorarli nelle opere.

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6 mai 2013 1 06 /05 /mai /2013 09:54



P : Pelo

 

                                cheveux coupés


 

Il capello è una vera fibra naturale, è un pelo della testa e, come gli altri peli che ricoprono parzialmente il corpo degli esseri umani, è una produzione filiforme dell’epidermide.

Il pelo si forma sotto il derma e si sviluppa in zone concentriche dal follicolo peloso. Ognuna delle zone del follicolo ha un ruolo durante il rinnovamento, lo sviluppo & la senescenza del pelo o del capello.

Al centro della fibra si trova il midollo, poi la corteccia in cui si trovano i melanociti che trasmettono la melanina, che contiene il colore e che scompaiono con l’età. La matrice pilifera è costituita di cheratinociti, che si moltiplicano per mitosi successive. I cheratinociti si induriscono, formano il fusto capillare e poi muoiono. Un bulbo pilifero contiene un melanocita ogni trenta cheratinociti.

 

I peli, così come i capelli, sono pigmentati, crescono più o meno velocemente & si raddrizzano sotto l’influenza del freddo o di un’emozione, poiché il follicolo pilifero è collegato a un piccolo muscolo orripilatore & a una o più ghiandole sebacee. L’orripilazione è un riflesso che noi condividiamo con gli animali & che sarebbe una reminiscenza delle nostre origini preistoriche. Le funzioni dei peli sono multiple & diverse, ad esempio la protezione, la percezione, l’equilibrio, l’evaporazione, la diffusione, la captazione, l’assorbimento…

La loro funzione ancestrale protettiva si è conservata nella specie umana in alcune parti strategiche del corpo, è per questo che abbiamo dei peli sulla testa, nel naso & attorno agli occhi.


I peli pubici & quelli delle ascelle permettono di mantenere la temperatura del corpo & hanno un ruolo nella sessualità come indici ottici della maturità del corpo, visto che compaiono con la pubertà.

Se il pelo è una struttura caratteristica dei mammiferi, il capello è un appannaggio della specie umana. La capigliatura è una delle vestigia dell’evoluzione umana legata alla statura verticale & di conseguenza alla necessità di una protezione del cranio o è una reminiscenza delle criniere di certi animali? La domanda resta aperta, anche se Charles Le Brun ci ha consegnato la sua risposta nei ritratti che ha disegnato, che mettono in relazione l’uomo e il leone.

 

 

Queste fanere, Residuo della nostra mutazione & prova storica della nostra prossimità con l’animale, sono 100000-150000 per i capelli che sono nati da 5 milioni di follicoli peliferi distribuiti su tutto il corpo alla nascita. In seguito, le origini etniche, i mutamenti ormonali e l’eredità influiscono sul numero di peli di ogni individuo.

I capelli crescono da soli o in gruppi di due o tre nel cuoio capelluto. Il numero totale dipende anche dal diametro, dal colore & dall’età. La densità capillare (in media 200-300 capelli per centimetro quadrato) varia quindi da una persona all’altra & anche da una zona del cuoio capelluto all’altra.

Un capello cresce all’incirca di 0,3-0,5 millimetri al giorno, cioè di 1-1,5 centimetri al mese e questo porta la capigliatura intera a 1,2-1,8 km al mese & a 14,5-21 km all’anno.

 

Questi dati rivelano l’incredibile attività cellulare che agisce nel cuoio capelluto, cosa che rende il capello un pelo particolare, le cui qualità (da vedere l’articolo Qualità) mi hanno affascinata non appena l’ho utilizzato come materiale nella mia produzione artistica.

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4 mai 2013 6 04 /05 /mai /2013 12:23

O : Opere con i capelli

                                                     ouvrage en cheveux XIXème

Visitando una mostra del Museo della Vita Romantica a Parigi, ho scoperto l’importanza delle opere di capelli realizzate nel XIX secolo.

In una vetrina c’era uno di quei magnifici braccialetti di capelli intrecciati che furono molto di moda in quel periodo.

Mi sembrò affascinante che quel filo umano fosse lavorato come altre materie simili, tipo la seta o la lana, sprigionando una forte simbologia. Indossare un gioiello fatto di capelli significa avere contro la propria pelle una parte del corpo altrui. Con i medaglioni o le miniature si crea un legame commemorativo, affettivo o estetico che lega all’oggetto, ma rimane una distanza; mentre non c’è nessuno spazio tra l’anello & il dito, il braccialetto & il polso.

In questo caso il capello tocca, sfrega, sfiora. Vive ancora al contatto di colui o colei che lo porta. Si tratta di un corpo a corpo permanente, che testimonia l’ardore dei sentimenti.

                                        détail : fleurs en cheveux enroulés sur fil de métal

Il dono dei capelli, come pegno d’amore, rappresenta una pratica antica. In tutti i tempi essi furono i messaggeri dell’amore & l’emblema della fedeltà.

Ricordiamoci Berenice nel III secolo a.C. Nel XIII secolo ‘La signora di Fayel’ dona a Renaud di Coucy le sue trecce prima della sua partenza per la Terra Santa. Poco prima della morte, egli chiederà al suo scudiero di riportarle una lettera d’amore, una delle trecce e il suo stesso cuore.

Nel XVI secolo Agrippa d’Aubigné, durante un combattimento, vedendo che il fuoco stava attaccando il braccialetto fatto coi capelli della sua amante, lo spegnerà, rischiando la vita.

Commosso da questo atto, il suo avversario sospese l’attacco per il tempo necessario ad Agrippa a salvare l’oggetto per lui tanto prezioso.

Nel XVII secolo, il paggio innamorato di Tristan Lhermite riceve dalla sua bella inglese un braccialetto fatto con i capelli, che indossa continuamente. Jean de La Fontaine schernirà questa prassi nella ‘Gioconda’, in cui il marito distratto, ritornando a cercare il braccialetto tessuto da sua moglie, troverà quest’ultima a letto con il valletto. Le ragazze romantiche ricamano con i loro capelli delle opere, che ricoprono di motivi di fiori, di volute o di cifre.

Più vicino a noi, questo tema del fascino d’amore è ripreso da Clint Eastwood nel suo film ‘The Outlaw Josey Wales’. L’eroina intreccia con i suoi capelli biondi una catena di orologio per il fuorilegge di cui si è invaghita.

Anche i capelli conservati come una reliquia mortuaria risalgono ad una tradizione molto antica.

Alcuni capelli di Maria Maddalena, di quelli che avevano asciugato i piedi del Cristo, sono stati raccolti & deposti in un reliquario della chiesa del convento dei Giacobini a Saint Maximin. Essi si trovano nelle sepolture reali allo stesso modo del cuore, delle interiora o dello scheletro. Il Museo Carnavalet possiede una miniatura, che rappresenta il ritratto di Luigi XVI, fatta coi capelli della Regina Maria Antonietta, mentre il British Museum conserva un pendente che contiene un riccio dei suoi capelli. Napoleone, nel suo testamento dell’aprile 1821, chiede di far realizzare, dopo la sua morte, con i suoi capelli, degli anelli da lutto da suddividere tra l’imperatrice & i membri della sua famiglia.

                                           ouvrage en cheveux XIXème 

Il desiderio di conservare una traccia dell’essere defunto genera nel XIX secolo razionalista un’estrema tendenza feticista. La bigiotteria da lutto si sviluppa in Inghilterra, durante il regno della Regina Vittoria, prima di diffondersi in Francia. La moda, così scatenata, porta all’edizione di cataloghi di modelli & di lavori tecnici. Gli artisti & i disegnatori di capelli prosperano. Essi li tessono seguendo la tecnica della passamaneria, o li incollano su un supporto per comporre un quadro o per decorare degli oggetti. Questa forma d’arte continua fino alla prima guerra mondiale, per poi scomparire durante gli anni trenta.

Solo il parrucchiere Alexandre & il gioielliere Jean Vedôme continuano la tradizione.

Il primo realizzando delle opere a partire dai capelli delle personalità che avevano frequentato il suo salone, il secondo creando dei pezzi di oreficeria unici, che permettono di accogliere il capello dell’essere amato.

Se l’abitudine di tagliare & conservare una ciocca di capelli dei bambini esiste ancora ai nostri giorni, sembra che il dono tra adulti sia quasi scomparso.

In seguito a varie istallazioni, che ho fatto in diversi luoghi artistici, possiedo una collezione di parecchie centinaia di ciocche di capelli, che sono state, o scambiate con le mie, o regalate dai visitatori di quelle mostre. Da vedere La Trikhothèque.

Segnalo agli interessati, il libro di Andrée Chanlot intitolato ‘Le opere di capelli’ che mi ha informata su questo tema & che è illustrato con molte fotografie della sua collezione.

Una ricerca nel web mi ha fatto scoprire negli Stati Uniti un sito di artisti di capelli attivi e il museo di capelli di Leila Cohoon nel Missuri http://www.victorianhairartists.com

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3 mai 2013 5 03 /05 /mai /2013 10:32

N : Nodi


                                        nœuds I : détail central


 

I nodi nei capelli non sono apprezzati, se non dalle ragazze civettuole quando li usano come ornamento nella capigliatura. I nodi si formano quando i capelli sono sciupati, hanno perso la loro morbidezza e la loro superficie è diventata più idrofila. Le cariche elettriche negative vi si accumulano e loro si aggrovigliano fino a creare dei nodi. Bisogna allora usare il balsamo per lisciare i capelli, oppure tagliarli se il caso è disperato.

Nel 2009 è comparsa la moda del nodo di capelli come pettinatura. Lady Gaga e altre celebrità l’hanno seguita, e questo nodo ha affiancato quello in tessuto che ornava in precedenza i capelli.


Fare dei nodi è un gesto ancestrale della vita quotidiana, che si ritrova sia nei giochi dei bambini sia nelle attività rituali & magiche¹ & in molti lavori. I nodi accompagnano la vita umana dall’artico all’Africa, da Tahiti al Giappone. Il primo è quello fatto al cordone ombelicale, l’ultimo a volte è quello della corda usata per impiccarsi. La bellezza di alcuni nodi è stupefacente, in particolare in Asia, dove essi decorano vestiti, accessori e ambienti. Il maggior numero di nodi è rappresentato nella lista dei nodi marinari.²


¹Virgilio nell’Eneide dice che si può attirare un amante facendo tre nodi su tre spaghi di diverso colore.

²Ashley nel Grande libro dei nodi ne mostra quasi 3900 disegni.


                                               nœud III

 

Annodare capelli è stato uno dei primi gesti che ho compiuto quando ho iniziato il mio lavoro con questo materiale. Per fare le catenine con l’uncinetto annodo i capelli gli uni agli altri. Per presentare in modo diverso i capelli durante le installazioni di ciocche, annodo 3, 6 o 9 capelli 1,3 o 6 volte. Quando raccolgo i miei capelli, li annodo assieme e poi cucio questi nodi su tele.

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2 mai 2013 4 02 /05 /mai /2013 22:14

M : Mostre 


                                          Top.bmp

  

Ci sono state due mostre scientifiche dedicate ai capelli, dove ho trovato molte informazioni sulla vita del capello. Si trattava di mostre in cui il partenariato con l’Oréal non era discreto e in cui tutte le esperienze proposte erano largamente sponsorizzate.

Una mostra arti & cinema sul tema del colore delle capigliature è stata presentata di recente. Ne ho apprezzato l’istallazione di Alice Anderson che ricopriva la facciata della cinémathèque & il cui inizio era visibile all’interno della mostra, ma sfortunatamente era proibito fotografarlo.

Quella organizzata dalla Cité des sciences et de l’industrie: ‘Il capello si decodifica’ dal 12 giugno 2001 al 6 gennaio 2002 si divideva in cinque parti:

  1. Tra vita e materia: Un’esplorazione della vita, della struttura & delle proprietà fisiche del capello.

  2. La scienza del prodotto: I test ai quali la capigliatura è sottoposta per misurare l’efficacia dei prodotti destinati a proteggerla, preservarla, curarla o trasformarla…il partner era L’Oréal…perché io valgo…

  3. Il salone delle metamorfosi: Uno spazio per cambiare testa.

  4. I capelli nel mondo: Un’analisi della pettinatura nella varietà delle sue espressioni come le canzoni, i poemi, le immagini o le espressioni popolari.

  5. Gli oggetti del capello: L’emozione, la sorpresa o la nostalgia nei confronti degli accessori, degli ornamenti, dei gioielli, degli strumenti legati ai capelli.

Quella del Palais de la Découverte dal 14 ottobre 2011 al 26 agosto 2012 era una sorta di copia/incolla della prima.

"Il capello se la intende con la scienza’-Le cheveu de mèche avec la science"

                                                     RTEmagicC affiche expoCheveu2011 200x300                                                      



Accompagnano & contribuiscono all’aspetto di tutti, costituiscono un fenomeno tanto biologico quanto estetico, collegano straordinariamente l’intimo, il sociale & il culturale, i capelli, sia familiari che misteriosi, svelano i loro segreti & la loro ricchezza’.

 

Questa mostra, ludica & interattiva, presenta, dalla vita alla materia setacciate al microscopio fino alla scienza & alla ricerca più avanzate nello studio del capello, passando attraverso un panorama di mode & di culture, attraverso tutta una serie di dispositivi originali, il mondo pullulante che vive sulle nostre teste & risponde a tutte le domande che ci si pone sui propri capelli!

 

cinémathèque extérieur     cinémathèque extérieur détail


Dal 6 ottobre 2010 al 16 gennaio 2011, la Cinémathèque française ha presentato ‘BRUNA BIONDA’ una mostra arti & cinema da percorrersi in cinque tappe:

  1. Il mito: Nella pittura, nella fotografia & al cinema, la capigliatura fecondatrice dell’immaginario.

  2. Storia & geografia della capigliatura femminile: L’imperialismo della biondezza, di cui il cinema si è fatto portaparola nel XX secolo e il potenziarsi di nuovi modelli dai capelli neri, mostrano come i codici della bellezza capillare siano permeabili agli equilibri geopolitici. Al di là del colore, la lunghezza dei capelli acquisisce significato con il movimento di emancipazione delle donne.

  3. : Gestuale: Quella legata alla capigliatura femminile è rappresentata nella tradizione iconografica. Il cinema se ne impadronisce dal suo avvenimento & gli trasmette tempo & movimento. L’intimità che si prova è presente anche nelle fotografie di alcuni artisti.

  4. I grandi scenari: La rivalità tra brune & bionde è la più classica. Il travestimento & la metamorfosi sono i più sconvolgenti: la reliquia & il feticcio più ossessivi.

  5. : Capello-materia: Ornamento, maschera o feticcio, la capigliatura svolge vari ruoli come testimonia l’istallazione di Alice Anderson che ricopre parte della facciata della cinémathèque & che si protrae all’interno.

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