O : Opere con i capelli
Visitando una mostra del Museo della Vita Romantica a Parigi, ho scoperto l’importanza delle opere di capelli realizzate nel XIX secolo.
In una vetrina c’era uno di quei magnifici braccialetti di capelli intrecciati che furono molto di moda in quel periodo.
Mi sembrò affascinante che quel filo umano fosse lavorato come altre materie simili, tipo la seta o la lana, sprigionando una forte simbologia. Indossare un gioiello fatto di capelli significa avere contro la propria pelle una parte del corpo altrui. Con i medaglioni o le miniature si crea un legame commemorativo, affettivo o estetico che lega all’oggetto, ma rimane una distanza; mentre non c’è nessuno spazio tra l’anello & il dito, il braccialetto & il polso.
In questo caso il capello tocca, sfrega, sfiora. Vive ancora al contatto di colui o colei che lo porta. Si tratta di un corpo a corpo permanente, che testimonia l’ardore dei sentimenti.
Il dono dei capelli, come pegno d’amore, rappresenta una pratica antica. In tutti i tempi essi furono i messaggeri dell’amore & l’emblema della fedeltà.
Ricordiamoci Berenice nel III secolo a.C. Nel XIII secolo ‘La signora di Fayel’ dona a Renaud di Coucy le sue trecce prima della sua partenza per la Terra Santa. Poco prima della morte, egli chiederà al suo scudiero di riportarle una lettera d’amore, una delle trecce e il suo stesso cuore.
Nel XVI secolo Agrippa d’Aubigné, durante un combattimento, vedendo che il fuoco stava attaccando il braccialetto fatto coi capelli della sua amante, lo spegnerà, rischiando la vita.
Commosso da questo atto, il suo avversario sospese l’attacco per il tempo necessario ad Agrippa a salvare l’oggetto per lui tanto prezioso.
Nel XVII secolo, il paggio innamorato di Tristan Lhermite riceve dalla sua bella inglese un braccialetto fatto con i capelli, che indossa continuamente. Jean de La Fontaine schernirà questa prassi nella ‘Gioconda’, in cui il marito distratto, ritornando a cercare il braccialetto tessuto da sua moglie, troverà quest’ultima a letto con il valletto. Le ragazze romantiche ricamano con i loro capelli delle opere, che ricoprono di motivi di fiori, di volute o di cifre.
Più vicino a noi, questo tema del fascino d’amore è ripreso da Clint Eastwood nel suo film ‘The Outlaw Josey Wales’. L’eroina intreccia con i suoi capelli biondi una catena di orologio per il fuorilegge di cui si è invaghita.
Anche i capelli conservati come una reliquia mortuaria risalgono ad una tradizione molto antica.
Alcuni capelli di Maria Maddalena, di quelli che avevano asciugato i piedi del Cristo, sono stati raccolti & deposti in un reliquario della chiesa del convento dei Giacobini a Saint Maximin. Essi si trovano nelle sepolture reali allo stesso modo del cuore, delle interiora o dello scheletro. Il Museo Carnavalet possiede una miniatura, che rappresenta il ritratto di Luigi XVI, fatta coi capelli della Regina Maria Antonietta, mentre il British Museum conserva un pendente che contiene un riccio dei suoi capelli. Napoleone, nel suo testamento dell’aprile 1821, chiede di far realizzare, dopo la sua morte, con i suoi capelli, degli anelli da lutto da suddividere tra l’imperatrice & i membri della sua famiglia.
Il desiderio di conservare una traccia dell’essere defunto genera nel XIX secolo razionalista un’estrema tendenza feticista. La bigiotteria da lutto si sviluppa in Inghilterra, durante il regno della Regina Vittoria, prima di diffondersi in Francia. La moda, così scatenata, porta all’edizione di cataloghi di modelli & di lavori tecnici. Gli artisti & i disegnatori di capelli prosperano. Essi li tessono seguendo la tecnica della passamaneria, o li incollano su un supporto per comporre un quadro o per decorare degli oggetti. Questa forma d’arte continua fino alla prima guerra mondiale, per poi scomparire durante gli anni trenta.
Solo il parrucchiere Alexandre & il gioielliere Jean Vedôme continuano la tradizione.
Il primo realizzando delle opere a partire dai capelli delle personalità che avevano frequentato il suo salone, il secondo creando dei pezzi di oreficeria unici, che permettono di accogliere il capello dell’essere amato.
Se l’abitudine di tagliare & conservare una ciocca di capelli dei bambini esiste ancora ai nostri giorni, sembra che il dono tra adulti sia quasi scomparso.
In seguito a varie istallazioni, che ho fatto in diversi luoghi artistici, possiedo una collezione di parecchie centinaia di ciocche di capelli, che sono state, o scambiate con le mie, o regalate dai visitatori di quelle mostre. Da vedere La Trikhothèque.
Segnalo agli interessati, il libro di Andrée Chanlot intitolato ‘Le opere di capelli’ che mi ha informata su questo tema & che è illustrato con molte fotografie della sua collezione.
Una ricerca nel web mi ha fatto scoprire negli Stati Uniti un sito di artisti di capelli attivi e il museo di capelli di Leila Cohoon nel Missuri http://www.victorianhairartists.com